Orvieto Città Aperta: il 14 giugno 1944 e la lettera di Alfred Lersen

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EVENTI STORIA

Quando l’amore per la musica può salvare da una guerra

Orvieto città aperta - alleati

L’espressione “città aperta” si riferisce a una città ceduta, in seguito a un accordo tra le parti belligeranti, alle forze nemiche senza combattimenti. L’obiettivo è di evitarne la distruzione. E’ uno status che viene attribuito a luoghi di particolare interesse storico o culturale, o in presenza di un consistente numero di civili nella popolazione. L’accesso del nemico alla città dichiarata “aperta” non deve incontrare nessun tipo di resistenza. Secondo il diritto bellico internazionale dev’essere infatti “aperta all’occupazione da parte del nemico”. Fu grazie a questi presupposti che, seconda solo a Roma, un trattato definì Orvieto “Città aperta”.

Orvieto città aperta - Alfred Lersen

Il Colonnello Alfred Lersen

Orvieto Città Aperta

Ma chi rese possibile che la nostra splendida città uscisse illesa dalla seconda guerra mondiale? La storia, venuta alla luce da pochi anni, coinvolge tre personaggi: il Vescovo Francesco Pieri, il maggiore Richard Heseltine e il colonnello Alfred Lersen. Il maggiore britannico nel 1994 scrisse al sindaco di Orvieto per raccontare cos’era accaduto durante quel famoso giorno della liberazione della città. Decise di venire qui solo dieci anni dopo, quando ricevette una risposta, e scrisse anche un libro in proposito. Il 14 giugno 1944, il colonnello Lersen, comandante delle truppe tedesche di stanza a Orvieto, scrisse una lettera che segnò indelebilmente la nostra storia. Indirizzata agli alleati, che erano già alle porte della città, conteneva la richiesta di considerare Orvieto “Città aperta”. Il patto avrebbe consentito loro di occuparla senza nessuna opposizione da parte dei tedeschi. Gli alleati accettarono la proposta: patrimonio artistico e vite umane furono così salvi.

Orvieto città aperta - Colloquia

Foto di Natsuko Tomi

Gli incontri che portarono alla salvezza della città

Quel benedetto giorno il maggiore Heseltine, che era a capo di un commando di carri armati, vide arrivare un Volkswagen con la bandiera bianca. Il tenente tedesco che arrivò con l’auto portava l’ormai famosa lettera del suo comandante Lersen. La lettera fu il frutto dei diversi incontri che ci furono tra monsignor Pieri e il colonnello tedesco. Tra i due nacque un’insolita amicizia e una sorta di solidarietà reciproca, che scaturirono grazie al comune amore per la musica di Bach e all’ascolto di concerti d’organo eseguiti in forma privata all’interno del Duomo. Le conversazioni segrete vennero così illuminate da qualcosa di molto più grande di loro e, in qualche modo, della guerra che in quel momento li vedeva protagonisti del destino della città. Lo scorso fine settimana, in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione di Orvieto Città Aperta, è andata in scena una magnifica rappresentazione teatrale.

Orvieto città aperta - Sala del Carmine

Foto di Alexandra Rosati

Un viaggio nella memoria

Il drammaturgo David Zarko, che vive a Orvieto ormai da svariati anni, ha creato un testo sulla base del libro dell’ingegnere e ricercatore storico Sandro Bassetti. La sua opera si rivela di primissima importanza e di profondo valore poetico, proprio perché prodotto attraverso un prisma di osservazione non localistico e addirittura internazionale. Il lavoro prende forma grazie alla fondamentale collaborazione di Andrea Brugnera, che da anni appassionato all’argomento, ne ha curato la traduzione italiana permettendone la messa in scena non solo in lingua originale. Frutto dunque di una grande collaborazione artistica fortemente voluta dalla comunità degli americani qui residenti, riunita intorno al Gruppo Brava! Orvieto, che ha reperito i fondi necessari alla realizzazione del progetto. Nasce così “Colloquia”, un evento che non solo restituisce con tanto entusiasmo uno spaccato di storia di cui gli orvietani devono essere consapevoli, ma costituisce un grande esempio di vitale interculturalità.

Orvieto città aperta - Lersen

Foto di Natsuko Tomi

“Colloquia”: la pièce teatrale su Orvieto città aperta

La pièce teatrale, svoltasi nella Sala del Carmine, è stata veicolata all’interno del Festival Arte e Fede e pur non essendo stata scritta appositamente per la comunità cattolica ne ha pienamente soddisfatto le aspettative. Un regalo bellissimo dunque, per Orvieto, da parte di un gruppo di stranieri che ha dimostrato quanto le correnti che vengono da fuori possano creare energie e sinergie in perfetta armonia. Con le metafore del Vino, della Parola e della Musica si attraversano le esistenze di due ‘antagonisti’ che si ritrovano contro ogni presupposto uniti da un unico, salvifico, gesto finale. Presente in sala anche il figlio del colonnello: Manfred Lersen. David Ostwald ha firmato la regia della versione inglese dello spettacolo; David Zarko quella italiana, con l’assistenza di Aimee Towndrow. Mentre alla direzione scenotecnica c’era Carlos Coccia. I bravissimi attori coinvolti sono stati: Paul Spera, Jonathan Hedley, Riccardo Vianello e Boika Esteban. Ricordiamo che la Produzione è di Kamina Teatro.

Epilogo

Concludiamo con l’esemplare e suggestivo passaggio del monologo di Alfred Lersen, in cui il personaggio dice: “La passacaglia in do minore di Bach ascoltata in Duomo è stata l’esperienza più straordinaria della mia vita. Quello che descrivete che avviene mentre voi celebrate la messa: un fondersi, un perdersi nella vastità; ancora più vasto di ogni grande ideale politico, di ogni sforzo bellico. Quest’immensità che si offre senza prezzo, e in sé è un valore superiore a qualunque cosa uno abbia mai toccato, assaggiato, visto. Si è trattato di un’esperienza preziosa. Ma anche di una stupefacente scocciatura: come posso portare avanti una guerra, ora, dopo aver ascoltato la musica delle sfere?”

Quando l’amore per la musica può salvare da una guerra ultima modifica: 2019-06-21T19:37:33+02:00 da Alexandra Rosati

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